L’ex allievo che produce le piastrelle più grandi del mondo
Francesco Giannini ha 32 anni ma ha conservato la faccia da ragazzino che aveva al Cavanis. Con la differenza che adesso è ai vertici della Lapitec, un’azienda leader nella produzione di lastre in pietra per arredamento e architettura. “Sono pianali di grandi dimensioni utilizzati per un’infinità di applicazioni: dai rivestimenti esterni e interni alle pavimentazioni, dai piani cucina alle facciate ventilate”. Francesco riceve il preside del Cavanis, Ivo Cunial, nello show room aziendale di Vedelago: l’incontro nasce per riallacciare i rapporti con la scuola ma anche per presentare il suo percorso professionale in quell’azienda che sente ormai come la sua seconda casa. Lapitec è nata nel 1989 dalla creatività del cavalier Marcello Toncelli e oggi è un’azienda presente in 70 Paesi nel mondo. “Abbiamo inventato la pietra sinterizzata”, racconta Francesco : “la polvere di pietra naturale viene prima sottoposta alla vibrocompattazione per riorganizzarne le particelle ed ottenere una configurazione più densa”. Poi comincia “il processo della sinterizzazione: la polvere cioè viene lavorata ad alta temperatura (gli altiforni arrivano anche a 1700 gradi) in modo tale che i grani di polvere si saldino assieme con la fusione dei materiali”. Una delle caratteristiche di qualità dei prodotti Lapitec, spiega Francesco, è quella di essere silica free, cioè di non contenere silice. Perché “le forme cristalline della silice sono le più diffuse in natura e non generano alcun problema per la salute; ma diventano pericolose se ridotte in polvere sottile che, una volta inalata, può causare la silicosi”. Lo dice con orgoglio Francesco che Lapitec nasce proprio dalla esigenza, “da decenni avvertita in Breton (l’azienda di Castello di Godego, da cui è nata Lapitec, che produce macchinari ed impianti per la lavorazione di metalli, aggregati e pietre), di sviluppare tecnologie e prodotti con eccezionali caratteristiche fisico meccaniche ma privi di silice cristallina”. L’alta qualità dei prodotti e la radicata sensibilità per la sostenibilità dei processi industriali e la salute negli ambienti di lavoro è testimoniata anche dai 25 brevetti nati in Lapitec (e dagli oltre 600 brevetti in Breton). Il Preside chiede a Francesco cosa possa suggerire, alla scuola di oggi, nei metodi e nelle attività, dalla sua straordinaria carriera lavorativa. “Dopo le medie –ricorda Francesco- ho fatto tre anni al cfp e poi sono venuto da voi al Cavanis di Possagno per frequentare il biennio finale al Tecnico Industriale. E’ stato per me un ambiente stimolante. Uscito dalla maturità, nel 2008, l’anno in cui stava per scoppiare la crisi mondiale dell’economia e della finanza, ho cercato lavoro per un po’: mi sono adattato nei primi tempi a fare il meccanico, perché pensavo che altri e più ambiziosi lavori non ci fossero in quel momento. Invece per me quella crisi mondiale è stata una fortuna: ho capito subito che le aziende cercavano risorse umane che dimostrassero flessibilità, creatività e voglia di misurarsi col lavoro che cambiava velocemente”. Lo prendono in prova alla Breton dove si fa le ossa: gli fanno fare esperienze diverse in vari settori: “ho fatto di tutto, dall’elettricista al muratore, dal controllo di produzione all’amministrazione al funzionamento delle macchine a controllo numerico…”. E continua: “In questi anni ho maturato l’idea che la scuola deve avvicinarsi di più all’azienda, deve entrarci proprio. Perché l’azienda, se opportunamente coinvolta nel processo educativo, ti porta al mondo reale, ti rende flessibile, con la mente aperta”. Dopo aver sviluppato robuste competenze aziendali e organizzative, nel 2014 Francesco Giannini entra in Lapitec dove i suoi orizzonti si allargano ulteriormente: spazia nell’intero processo industriale, dallo studio dei materiali alla gestione dei brevetti, dal commerciale ai test meccanici sul prodotto. Gira per il mondo per conoscere le produzioni estere e capire le esigenze e le sensibilità di quei mercati. Gli fanno gestire l’Academy, il servizio di formazione e post-vendita dedicato ai trasformatori: “vedi, dice Francesco, produciamo qualcosa che non viene deteriorato dal tempo e dagli agenti atmosferici, è resistentissimo agli urti e completamente insensibile ai raggi UV e all’azione degradante delle piogge acide”. E poi aggiunge con quel tratto di orgoglio che ogni imprenditore rivela: “non riusciamo a star dietro alle commesse”… Con prodotti Lapitec sono state fatte molte grandi opere, dall’Università di Pohang (Corea del Sud) all’aeroporto di Hong Kong, dalla Future Villa di Dubai alla Domain House di Auckland in Nuova Zelanda ecc. Giannini e Cunial si lasciano dopo una mattinata passata in azienda, scambiandosi i gadget e promettendosi di tenersi in contatto. “E domani, prof., parto per gli Stati Uniti, dove siedo nel Board of directors !”. Il preside gli chiede: “Ma allora vuol dire che abbandoni l’Italia?”. E Giannini, rassicurante, indica il motto della Lapitec: “Naturally Italian”…