E’ morto padre Fernando
Se n’è andato in Cielo il padre Cavanis Fernando Fietta, nativo di Fellette di Romano (Vicenza) ma da una ventina d’anni missionario nelle Filippine dove è stato iniziatore e protagonista della missione Cavanis in quella lontana nazione asiatica. Quand’era a Possagno, insegnava Lettere alle superiori e colpiva la sua didattica evoluta e disincantata, il suo linguaggio specialistico e insieme innovativo, la sua visione della Chiesa e della società piena di fiducia e di speranza. Aveva anche collaborato nella parrocchia, celebrando una delle messe domenicali nel Tempio di Possagno, mentre in paese aveva istituito “la Scoléta del Tempio” un corso per adulti alla formazione e all’impegno sociale e politico. Era solito dire che tutto il lavoro di un padre Cavanis è fondato sui valori evangelici dell’amore di Dio per l’uomo e dell’amore dell’uomo per i fratelli.

La notizia della morte del padre Fernando Fietta per chi ha vissuto con lui i quindici anni trascorsi a Possagno dal 1984 al 1999 rinnova ricordi importanti e si lega ai volti di educatori e giovani ancora ben scolpiti e testimoni di un periodo notevole nella vita del Collegio Canova e dell’Istituto Cavanis.
Credo sia difficile per ognuno di noi ripensare a padre Fernando senza un contorno di ragazzi, o non infervorato in qualche appassionata discussione con insegnanti educatori, o impegnato a trovare insieme una strategia per qualche ragazzo in difficoltà. E, con lui, figure di educatori che hanno lasciato il segno nella storia dell’Istituto e che sono profondamente impresse nell’esperienza e nella vita di ognuno.
Il nuovo contesto seguito alle trasformazioni degli anni settanta imponeva, non solo alla scuola, l’esigenza di una rinnovata proposta di contenuti e di modalità educative, mettendo l’educatore alle prese con nuovi bisogni, ansie ed aspettative dei giovani, delle famiglie, della società.
In questo Padre Fernando non apparteneva certamente alla partita dei rinunciatari e rassegnati a riproporre un modello restituito dalla tradizione: chi e dove erano ora i giovani poveri che avevano riempito la vita ed ispirato il progetto dei padri Fondatori? Chi era ora chiamato e disposto ad occuparsene? Non si doveva dimenticare la promessa Cavanis di cercare, scegliere, amare, consegnare la propria vita per la salvezza della “povera gioventù dispersa”.
Era chiara in padre Fernando la consapevolezza della scuola come “mezzo”, come luogo privilegiato per la formazione della gioventù, che non poteva ridursi a ruolo marginale e sussidiario. E non si poteva prescindere dalla dimensione comunitaria, dall’autenticità e attualità della vocazione e della scelta di vita, religiosa o laica che fosse.
E così il lavoro assiduo tra scuola e segreteria scolastica, che lo tenne impegnato fino alla partenza per la missione, si prolungava nell’instancabile riflessione sui bisogni dei giovani, sul rinnovamento della scuola, sul futuro dell’Istituto. La sua condivisione non si rassegnava al suono della campanella, ma trovava momenti e spazi per continuare nei cortili, nei corridoi, in ogni circostanza e nei momenti di convivialità.
Credeva veramente nella condivisione e nel lavoro collegiale tra religiosi e laici e ne promoveva il coinvolgimento per un progetto educativo, profondamente convinto che la scuola e l’Istituto dovessero costituire un ambiente per un servizio educativo originale ed autentico.
Servivano per questo disponibilità a rivedere i modelli, continuità di scelte di religiosi e laici, uomini e donne capaci di costruire comunità, di rigenerare la propria vocazione all’educare, che avessero cura del presente e del futuro dei giovani e della società per essere vera palestra di vita.
Sapeva ispirare affetto nei ragazzi e stima negli insegnanti laici che sentivano di essere chiamati e coinvolti in un progetto di collaborazione da pari a pari. Facevano garanzia la competenza e lo spessore culturale del padre Fernando, la preoccupazione per la vita della scuola e dell’Istituto, la passione per i giovani; conquistavano il suo slancio sincero, la sua apertura al dialogo, la fiducia e la predisposizione all’amicizia.
Profondo e davvero competente nelle materie di insegnamento, Lettere e Storia dell’Arte nei Licei e nell’Indirizzo giuridico Economico Aziendale, sapeva ampliare con riferimenti interdisciplinari, richiami ai nodi problematici e all’attualità, fare sintesi di tradizione e profezia.
E ai giovani donava tutto sé stesso, convinto che la scuola dovesse occuparsi dei problemi attuali, nella dimensione della comunità educativa, con capacità organizzativa, spirito comunitario, originalità culturale.
Uomini e donne dovevano sentirsi chiamati allo stesso modo a testimoniare una vocazione religiosa e laicale in una comunità rigenerata e capace di linfa nuova. Con un atteggiamento di reciproca fiducia e simpatia, padre Fernando trasmetteva il sogno di un progetto di scuola Cavanis che non poteva essere ripetitivo nè rassegnato, né poteva essere interpretato senza dedizione totale o conformandosi alla routine.
Nel contesto delle trasformazioni culturali in atto, si interrogava e interrogava su come la scuola potesse davvero educare i giovani alla vita e riusciva a coinvolgere nella convinzione che ciò non potesse che avvenire in una comunità educativa viva e capace di animazione comunitaria. Proposte e soluzioni attingevano alla tradizione e originalità dello spirito Cavanis, guardavano al fermento nella società, all’ansia di rinnovamento nella Chiesa postconciliare, alla preoccupazione del futuro dei giovani, della famiglia, della società e della scuola. Perciò si era anche speso per in un progetto di formazione per gli adulti all’impegno politico e sociale.
L’iniziale inevitabile sofferenza che ci colse alla notizia della sua scelta missionaria, quasi come un sentimento di privazione in considerazione del suo ruolo di presidio nella scuola di Possagno, si accompagnò tuttavia alla consapevolezza e comprensione di una scelta di vita in naturale continuità per un progetto di fondare una nuova missione Cavanis.
Per chi lo ha conosciuto come maestro o compagno nel cammino rimanevano come deposito del padre Fernando, e non potranno d’ora in poi mai venir meno, il suo zelo di educatore, la disponibilità al servizio e all’amicizia, la sua testimonianza di padre Cavanis totalmente dedito alla causa della gioventù ed impegnato nella ricerca della Verità.